LA LEGGE DI BILANCIO, LA DISPARITA’, L’UNIFORMITA’
LA LEGGE DI BILANCIO, LA DISPARITA’, L’UNIFORMITA’
La Legge di Bilancio 2022 interviene sulla contrattazione integrativa dei Dirigenti Scolastici (VEDI), stabilendo che anche per gli anni scolastici che vanno dal 2019/20 al 2021/22, cioè fino al corrente anno scolastico, si continuerà a procedere con la contrattazione integrativa regionale per quanto attiene alla definizione della retribuzione/quota variabile e della retribuzione di risultato.
La legge ha modificato quanto stabilito dall’ultimo contratto, che ha abolito del tutto la contrattazione regionale.
Come mai la Legge di Bilancio è dovuta intervenire per salvare i nostri amati CIR? La risposta non è semplice, andiamo per tappe, partendo da lontano.
L’abolizione della contrattazione integrativa regionale
Il CCNL 2016/2018 ha stabilito che per i Dirigenti Scolastici sia la contrattazione integrativa che il confronto avvengano a livello di Amministrazione centrale del MIUR (Art. 7, comma 4; art. 5, comma 4), abolendo in pratica le relazioni sindacali a livello regionale.
Per capirsi: è come se nel CCNL di comparto fossero state abolite le relazioni sindacali di istituto; qualche Dirigente Scolastico ne sarebbe anche contento, ma non crediamo che i sindacati firmeranno mai un simile suicidio, eppure per i Dirigenti Scolastici l’hanno fatto!
Questo, con tutta evidenza, ha rafforzato le prerogative dell’Amministrazione, ma se è vero che adesso questa ha più poteri, è anche vero che ha…più responsabilità! Un contratto può anche non essere firmato, ma per l’Amministrazione un atto amministrativo è un atto dovuto, può essere ritardato ma prima o poi va emesso, altrimenti si incorre nel reato di omissione di atti d’ufficio.
Come ben sappiamo, però, è tutto fermo; non appena è iniziato il confronto tra Amministrazione Centrale ed OO.SS. in merito alla definizione delle posizioni dirigenziali (Le attuali fasce), si è dovuto constatare che il contratto…non era applicabile per un motivo molto semplice: non bastavano le risorse! Sono emersi anche altri problemi, ma il vero macigno è la mancanza di risorse.
Quella che è stata chiamata “uniformità nazionale”, stabilire cioè delle fasce e degli importi della posizione variabile uguali su tutto il territorio nazionale, è un’operazione molto complessa e costosa, perché la situazione attuale è quella di una disparità tra le regioni molto accentuata.
La disparità tra regioni nella media pro capite
Oggi c’è una forte disparità tra le diverse regioni italiane (VEDI) per quanto riguarda la media pro capite della retribuzione variabile ed accessoria.
La regione più “ricca”, il Friuli Venezia Giulia, percepisce 4.252,92 euro annui in più della media nazionale, la regione più “povera”, la Campania, percepisce 2.373,58 euro in meno; tra le due regioni c’è una differenza di 6.626,50 euro annui, cioè 509,73 euro al mese.
Come ci è capitato di dire in passato, i Dirigenti Scolastici non hanno nessuna “colpa” per questa disparità, la colpa è…dei sindacati e dell’Aran!
La disparità infatti è dovuta ad una scelta fatta con il CCNL 2006/2009, che ha cambiato i criteri per la ripartizione del FUN tra le regioni.
Prima la suddivisione avveniva in base al numero dei Dirigenti in servizio nelle diverse regioni al numero, il CCNL 2006/2009 ha stabilito che la suddivisione avvenga in base ai posti in organico; sembra un criterio “oggettivo”, ma non è così.
Una volta fatta la suddivisione, infatti, le risorse assegnate vengono suddivise tra i Dirigenti in servizio nelle singole regioni, per cui quelle che hanno vuoti di organico sono avvantaggiate rispetto a quelle ad organico pieno.
Per capirsi: la torta in media è uguale per tutti, ma le fette distribuite sono più o meno grandi a seconda del numero di commensali che si siede a tavola…
In effetti, è successo così, nelle regioni con più vuoti di organico, come il Friuli Venezia Giulia, la retribuzione variabile ed accessoria è più alta rispetto a quelle ad organico pieno, o quasi, come la Campania.
La disparità tra regioni nella retribuzione variabile ed accessoria
La media pro capite dà un’idea della situazione, ma se vogliamo capire come stanno veramente le cose bisogna andare a vedere le posizioni individuali.
Questo vuol dire che dobbiamo analizzare la situazione delle diverse regioni in base alle fasce di complessità, perché, come ben si sa, la posizione variabile e il risultato dipendono dalla fascia in cui è collocata la scuola che ogni Dirigente è chiamato a presiedere; per semplicità, prendiamo in esame solo la prima fascia, per un’analisi completa rimandiamo ad un apposito articolo (VEDI).
Prendiamo in esame per prima cosa la disparità sull’intera retribuzione variabile ed accessoria, cioè la retribuzione di posizione/parte variabile più retribuzione di risultato; questa la situazione ai due estremi:
REGIONI |
IMPORTI ANNUALI |
FRIULI V.G. |
24.570,49 |
SARDEGNA |
16.779,90 |
Questo vuol dire che il Dirigente del Friuli Venezia Giulia guadagna 7.790,59 euro annui, quasi 600 euro al mese, più del secondo.
Per rendersi conto fino in fondo delle situazioni individuali, bisogna però analizzare la sola retribuzione di posizione/parte variabile, perché è questa la voce che entra nello stipendio mensile e che quindi non può assolutamente diminuire, pena la restituzione di quanto “indebitamente” percepito per effetto dell’ultrattività dei contratti precedenti; questa la situazione ai due estremi:
REGIONI |
IMPORTI ANNUALI |
LIGURIA |
20.578,99 |
FRIULI V.G. |
11.666,46 |
Un Dirigente di prima fascia della Liguria percepisce 8.912,53 euro annui in più rispetto al collega del Friuli Venezia Giulia; questo vuol dire che nello stipendio mensile del primo entrano 685,58 euro in più rispetto al collega dell’altra regione!
Da notare: il Friuli Venezia Giulia che nella tabella riguardante il totale della retribuzione variabile ed accessoria si collocava nel gradino più alto, adesso si colloca in quello più basso; come mai?
Le cause della disparità nella retribuzione variabile ed accessoria
La disparità è dovuta per prima cosa alla disponibilità di risorse, ma ci sono anche altri fattori che entrano in gioco.
Uno è il tasso di divaricazione, il rapporto cioè tra la fascia più alta e la fascia più bassa; in alcune regioni arriva al 150%, in altre si ferma all’80%, per cui il rapporto tra fascia più alta e fascia più bassa varia molto tra regione e regione.
Questo naturalmente incide molto sui valori della retribuzione di posizione/quota variabile: più il tasso di divaricazione è alto, più saranno alti valori della prima fascia e bassi quelli della terza.
Un altro fattore molto importante è la diversità delle scelte per quanto riguarda la suddivisione del budget tra retribuzione di posizione/parte variabile e retribuzione di risultato.
Per capire, prendiamo in esame le due regioni, Friuli Venezia Giulia e Liguria, che hanno fatto scelte opposte e proprio per questo si trovano ai due lati opposti nella graduazione della disparità che abbiamo appena visto.
Questa la situazione:
PRIMA FASCIA/CIR 206/2017 |
|||
|
POSIZIONE VARIABILE |
RISULTATO |
TOTALE |
FRIULI V.G. |
11.666,46 |
12.904,03 |
24.570,49 |
LIGURIA |
20.578,99 |
98,49 |
20.677,48 |
In Friuli Venezia Giulia la quota destinata alla retribuzione di posizione/parte variabile è addirittura inferiore a quella destinata al risultato, di conseguenza l’importo della posizione variabile mensile è il più basso a livello nazionale.
Scelta opposta ha fatto la Liguria: praticamente tutto il budget è stato destinato alla posizione variabile, difatti il risultato quasi è scomparso, nemmeno 100 ero l’anno! Di conseguenza, l’importo della posizione variabile mensile è il più alto a livello nazionale.
Riassumendo, c’è una disparità molto forte tra le regioni, imputabile a tre fattori.
-la disponibilità di risorse
-il tasso di divaricazione tra le fasce
-la suddivisione del budget tra posizione variabile e risultato.
I costi dell’uniformità
Il punto di partenza è l’importo della retribuzione di posizione/quota variabile oggi vigente nelle diverse regioni; il punto irrinunciabile per arrivare all’uniformità è che nessun Dirigente Scolastico italiano ci vada a rimettere (VEDI).
Per ottenere questo risultato c’è un unico sistema: prendere a riferimento gli importi più alti oggi vigenti ed allineare a questi importi le retribuzioni di tutti i Dirigenti Scolastici italiani; questi gli importi di cui stiamo parlando:
FASCIA |
IMPORTO MASSIMO |
REGIONE |
PRIMA FASCIA |
20.578,99 |
LIGURIA |
SECONDA FASCIA |
16.491,85 |
PIEMONTE |
TERZA FASCIA |
11.804,69 |
PIEMONTE |
Con l’uniformità molti Dirigenti Scolastici italiani percepirebbero fior di aumenti, altri percepirebbero molto poco e quelli delle regioni sopra indicate…non percepirebbero niente! Del resto, l’uniformità a livello nazionale significa colmare le disparità e stabilire degli importi uguali per tutti i Dirigenti, a prescindere dalla regione in cui si presta servizio.
Qual è la spesa da affrontare per arrivare all’uniformità? La somma da finanziare è pari a 247.271.617,44 euro, come di seguito analiticamente indicato:
POSIZIONE VARIABILE |
125.408.522,16 |
RISULTATO |
18.811.278,32 |
LEGGE 178/2020 |
6.978.985,90 |
POSIZIONE FISSA |
96.072.831,06 |
TOTALE |
247.271.617,44 |
Le risorse disponibili a legislazione invariata non sono assolutamente sufficienti per finanziare la spesa sopra indicata; dopo la firma del CCNL 2016/2018 il FUN ammonta infatti a 212.470.226,08 euro, come di seguito analiticamente indicato:
FUN PREVIGENTE |
140.199.447,06 |
INCREMENTO CCNL ART. 41, COMMA 1 |
2.896.592,00 |
INCREMENTO CCNL ART. 41, COMMA 2 |
69.374.187,02 |
TOTALE |
212.470.226,08 |
Mancano all’appello 34.801.391,36 euro!
Gli stanziamenti aggiuntivi
Come ben si sa, sono stati disposti in più tappe diversi stanziamenti aggiuntivi, qui consideriamo solo quelli permanenti che ci possono far vedere la situazione a regime; naturalmente anche quelli una tantum vanno a confluire nel FUN, ma si tratta di tappabuchi che hanno effetti temporanei.
Questi gli stanziamenti permanenti con le relative decorrenze:
ANNO |
LORDO STATO |
LORDO DIPENDENTE |
2020 |
30.000.000,00 |
21.679.433,44 |
2021 |
30.000.000,00 |
21.679.433,44 |
2022 |
50.000.000,00 |
36.132.389,07 |
Come si vede, la spesa di finanziare e gli stanziamenti aggiuntivi praticamente coincidono; questo vuol dire che se si vuole arrivare all’uniformità, praticamente non ci sono margini per il rinnovo del contratto, se non per quanto attiene agli stanziamenti generali per tutto il pubblico impiego finalizzati al recupero del tasso di inflazione sulla retribuzione fissa.
Non per niente abbiamo parlato di contratto zoppo…(VEDI).
I FUN 2019/20 e 2020/21
Intanto, qualcosa si muove, finalmente si comincia a parlare dei FUN 2019/20 e 2020/21 nonché…udite udite…del FUN 2021/22! (VEDI).
Questo è l’effetto della Legge di Bilancio 2022, che ha ripristinato la contrattazione integrativa regionale per gli anni scolastici appena indicati: concludiamo da dove siamo partiti…
Sembra che Amministrazione e sindacati vogliano chiudere la finestra temporale creata proprio dalla Legge di Bilancio e tornare alla normalità con l’a.s. 2022/23; guarda caso, si dovrebbe tornare alla normalità con il prossimo anno scolastico, si potrebbe dire che si va a sanare il passato e si ricomincia.
Le notizie, di fonte sindacale, sono moto frammentarie, ma si capisce comunque che nei FUN e nei CIR degli anni sopra indicati verranno inseriti gli stanziamenti aggiuntivi stabiliti da diverse disposizioni di legge, ma questo vuol dire che di uniformità non se ne parlerà più almeno fino al prossimo anno scolastico, per mancanza di risorse.
Giova ricordare che nel frattempo dovrebbe essere stipulato il prossimo CCNL e…quello successivo!
La confusione è grande sotto il cielo.