IL CCNL 2019/2021. UN CONTRATTO A PERDERE?
IL CCNL 2019/2021
UN CONTRATTO A PERDERE?
Il contratto 2016/2018 oggi vigente ha ottenuto un risultato storico, la perequazione sulla retribuzione fissa con gli altri Dirigenti dell’Area C, ma ha ottenuto questo risultato anche a spese di quello successivo, il CCNL 2019/2021, che verosimilmente si andrà a stipulare all’inizio del nuovo
anno. A vigenza contrattuale scaduta, come al solito.
Oggi si dovrebbe parlare del CCNL 2022/2025, non di quello relativo ai tre anni che stanno finendo!
E’ come se con il precedente contratto ne fossero stati stipulati due in uno, con il CCNL 2019/2021 ci si può aspettare al massimo il recupero dell’inflazione, sull’ordine dei 200 euro lordi mensili a regime.
Eppure, non ci si dovrebbe dimenticare che la perequazione ottenuta riguarda solo la retribuzione fissa: se guardiamo allo stipendio in totale, a tutt’oggi i Dirigenti Scolastici subiscono una sperequazione di circa 30.000 euro annui rispetto agli altri Dirigenti dell’Area C.
Per arrivare alla perequazione piena, servirebbe uno stanziamento aggiuntivo di circa 400 milioni di euro, ad oggi sono stati stanziati 30 milioni: come si vede siamo ben lontani!
La Legge di Bilancio attualmente in discussione è l’ultimo treno: se non si ottiene qualcosa in questa sede, il prossimo contratto porterà ben poco, anzi si rischierà ancora di andare in perdita, come sta succedendo adesso.
Andiamo a vedere analiticamente quanto appena detto in premessa.
La perequazione sulla retribuzione fissa
Con il CCNL 2016/2018, i Dirigenti Scolastici hanno ottenuto la perequazione sulla retribuzione di posizione/parte fissa; l’ importo è stato fissato in 12.565,11 euro annui sia per i Dirigenti Scolastici che per gli altri Dirigenti di seconda fascia dell’Area C.
Tenendo conto che la perequazione sullo stipendio tabellare era già stata ottenuta con il primo contratto dell’AREA V, ad oggi c’è una perequazione nella retribuzione fissa tra tutti i Dirigenti dell’AREA C, ma ci sono voluti venti anni pere arrivarci.
Questo per quanta riguarda la retribuzione fissa, ma sul totale della retribuzione, cosa succede?
In base ai dati riportati nell’Atto di Indirizzo inviato dal Governo all’ARAN per la stipula del CCNL 2016/2018, al 31 dicembre 2015 questa era la sperequazione tra i Dirigenti Scolastici e gli altri Dirigenti dell’AREA C:
|
MONTE SALARI LORDO STATO |
DIRIGENTI IN SERVIZIO |
MEDIA PRO CAPITE |
DIRIGENTI SCOLASTICI |
597.000.000,00 |
7.452 |
80.112,72 |
ALTRI DIRIGENTI |
47.000.000,00 |
353 |
133.144,48 |
La sperequazione era pari in media a 53.031,75 euro annui lordo stato, che equivalgono a 38.323,28 euro annui lordo dipendente; stiamo parlando di quasi 3.000 euro al mese.
Con il CCNL 2016/2018 i Dirigenti Scolastici hanno recuperato circa 8.000 euro rispetto agli altri Dirigenti dell’AREA, la sperequazione dopo la firma del CCNL 2016/2018 ammontava quindi a circa 30.000 euro annui.
Se sulla retribuzione fissa c’era perequazione, appare evidente che la sperequazione stava tutta nella retribuzione variabile ed accessoria.
Cosa è successo dopo la firma del contratto? La situazione non è certo migliorata; non abbiamo dati relativamente agli altri dirigenti dell’Area, ma una cosa è sicura: per i Dirigenti Scolastici la retribuzione variabile ed accessoria ha subito un taglio, per cui la sperequazione è sicuramente aumentata.
Il taglio della retribuzione variabile ed accessoria
dopo la firma del CCNL 2016/2018
Per evitare il taglio degli stipendi si è bloccata la contrattazione integrativa, non si è proceduto alla determinazione dei FUN, per cui siamo fermi ai CIR 2016/2017 definiti prima della firma della firma del CCNL 2016/2018.
Per mantenere il livello della posizione variabile previgente è stato necessario uno stanziamento aggiuntivo di 13,1 milioni, che ha permesso la determinazione dei FUN 2017/18 e 2018/19; Viene assicurato il mantenimento del livello della posizione variabile previgente, almeno così si spera, ma la retribuzione di risultato è destinata ad essere drasticamente tagliata ed in alcune regioni rischia quasi di scomparire.
Se andiamo a vedere la situazione dei Dirigenti Scolastici siciliani dopo la firma dei due CIR 2017/2018 e 2018/2019 (VEDI), i primi per quanto a noi risulta, vediamo che nell’arco della vigenza contrattuale 2016/2018 la retribuzione variabile ed accessoria ha subito un forte taglio.
Per un dirigente di seconda fascia, c’è stato un taglio di 3.103,50 euro, nonostante lo stanziamento aggiuntivo di cui sopra.
Anche la media pro capite è diminuita di quasi 1000 euro annui e solo la diminuzione dei Dirigenti Scolastici in servizio ha limitato i danni; lo stesso effetto calmierante lo ha il fatto che non tutti i posti in organico siano occupati.
Nell’arco della vigenza contrattuale, i tagli sulla retribuzione variabile ed accessoria hanno superato gli aumenti stabiliti dal CCNL sulla la retribuzione fissa; il nostro Dirigente di seconda fascia ha subito un decurtazione stipendiale di 1.503,79 euro annui, il CCNL 2016/2018 per lui è stato un contratto in perdita, bisogna aspettare il 2019 per vedere degli aumenti.
Molto importante: la situazione della Sicilia è una delle migliori, in altre regioni andrà molto peggio.
Il fatto è che la perequazione sulla retribuzione fissa è stata ottenuta a caro prezzo, in pratica a spese della retribuzione variabile ed accessoria e…del CCNL 2019/2021 ancora da firmare!
Il costo del CCNL 2016/2018
La perequazione sulla retribuzione fissa è stata ottenuta grazie ad alcuni escamotage contrattuali, a vantaggio della vigenza contrattuale 2016/2018 e a scapito di quella successiva.
1.Per rientrare nella vigenza contrattuale, il grosso degli aumenti ha decorrenza giuridica 31 dicembre 2018, ma in pratica sono stati corrisposti il 1 gennaio 2019; di fatto questi aumenti rientrano nella vigenza del CCNL 2019/2021: come già detto, sono stati fatti due contratti in uno.
2.Questo escamotage però non bastava, perché lo stanziamento aggiuntivo di 96 milioni lordo stato andava a regime nel 2020, bisognava anticipare al 2019 la disponibilità di tutti i 96 milioni; come fare?
Semplice: tagliando le risorse disponibili per il 2018 e riversandole nel 2019, penalizzando ancora la vigenza contrattuale 2016/2018 a favore di quella successiva; di nuovo, due contratti in uno.
3.Non basta: sono state utilizzate anche le risorse stanziate dalla Buona Scuola di Renzi; piccolo particolare: queste risorse erano già state versate nei FUN 2015/2016 e 2016/2017 ed erano già state utilizzate nei CIR per la retribuzione variabile ed accessoria.
Appare evidente che utilizzando anche questi fondi per la retribuzione fissa, si tagliavano le risorse disponibili per la retribuzione variabile ed accessoria.
4.Da non dimenticare infine il taglio illegittimo operato dal MIUR negli anni precedenti che non ha versato la RIA dei pensionati a partire dall’a.s. 2011/2012, che ad oggi ammonta a 31.625.437,00 euro.
La perequazione sulla retribuzione fissa è stata ottenuta anche tagliando la risorse disponibili per la retribuzione variabile ed accessoria, al punto di rischiare un taglio degli stipendi in godimento prima della stipula del CCNL 2016/2018, quelli determinati da CIR 2016/2017.
Gli stanziamenti aggiuntivi
Per evitare la decurtazione degli stipendi, sono stati disposti ben tre stanziamenti aggiuntivi, di cui due hanno un carattere molto particolare.
1.Il primo, di 13,1 milioni lordo stato, è stato disposto dalla Legge 17 luglio 2020, n. 77 ed ha una finalità ben precisa: “evitare la ripetizione di somme già erogate in favore dei dirigenti scolastici negli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019”, impedire cioè che i Dirigenti Scolastici debbano restituire le somme già percepite negli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019 per effetto dell’ultrattività dei CIR 2016/2017.
Grazie a questo stanziamento aggiuntivo è stato finalmente possibile costituire i FUN 2017/2018 e 2018/2019 e si è aperta la contrattazione integrativa nelle diverse regioni; come abbiamo visto nel caso della Sicilia, il taglio è comunque talmente pesante da inficiare gli aumenti stabiliti dal CCNL e in molte regioni andrà anche peggio.
2.Come appena detto, lo stanziamento vale solo per gli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019; cosa succede negli anni successivi?
Dato che i tagli rimangono, si è proceduto ad un altro stanziamento straordinario di 25,856 milioni di euro per il solo anno 2021, disposto dalla Legge 178/2020.
Questo ulteriore stanziamento ha le stesse caratteristiche di quello precedente e non è stato ancora utilizzato, dato che riguarda i FUN 2019/2020 e 2020/2021, di cui per adesso non si ha notizia; ci sono ancora problemi? Per non dire che siamo in piena vigenza contrattuale 2019/2021…
3.C’è infine un ultimo stanziamento aggiuntivo, diverso dai precedenti, perché si tratta di uno stanziamento strutturale.
La Legge 160/2019 stabilisce infatti uno stanziamento di 30 milioni di euro lordo stato a decorrere dal 2020 da destinare, nell’ambito della contrattazione collettiva nazionale, al FUN dei Dirigenti Scolastici al fina di incrementare la posizione variabile e il risultato.
Si tratta chiaramente di stanziamenti aggiuntivi da utilizzare nell’ambito del prossimo rinnovo contrattuale; finalmente si parla di aumenti e non di tagli o al più di una pura conservazione degli stipendi esistenti, ma a nostro avviso si tratta di un semplice auspicio, perché lo stanziamento strutturale appare destinato a colmare i tagli della retribuzione variabile ed accessoria, in sostituzione dei due stanziamenti una tantum di cui abbiamo appena parlato.
Lo spostamento di risorse dalla posizione variabile al risultato
Il CCNL 2016/208, all’art. 42, ha stabilito una serie di norme che danno luogo ad uno spostamento di risorse dalla retribuzione di posizione alla retribuzione di risultato.
Per prima cosa, si stabilisce che la posizione variabile va determinata sulla base del numero delle scuole costituite in ogni regione, ivi comprese quelle prive di titolare; se questa norma fosse tata applicata negli anno passati, gli importi della retribuzione di posizione/quota variabile sarebbero stati molto inferiori, in alcune regioni sarebbero stati della metà.
A seconda dei vuoti di organico, una parte delle risorse non verrà utilizzata e saranno quindi travasate sulla retribuzione di risultato; chiaramente, la situazione sarà diversa da regione a regione, a seconda dei vuoti di organico.
Nell’art. 43 si stabilisce anche che la spesa per reggenze è a carico del budget della retribuzione di posizione e non più a carico di quello della retribuzione di risultato, come avvenuto finora.
Questo comporterà una diminuzione degli importi della posizione variabile e quindi un taglio stipendi mensili, più o meno grave a seconda delle regioni.
Per adesso non abbiamo visto gli effetti di queste norme, perché decorrono a partire dal 2020; forse è un altro motivo per cui non si parla del FUN 2019/2020…
Le nuove relazioni sindacali
Il contratto ha anche profondamente innovato le relazioni sindacali, basti dire che non esiste più la contrattazione regionale (addio CIR…) e anche queste novità potrebbero incidere sulla retribuzione variabile ed accessoria; ne parleremo in un prossimo articolo.