La riforma della scuola nella riforma della Pubblica Amministrazione_Giugno 2014
LA RIFORMA DELLA SCUOLA NELLA RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
La scuola è da molti anni un cantiere aperto e, come succede molto spesso in Italia, i cantieri si aprono, ma non si chiudono; è mancato, e manca, completamente l’approccio di sistema, manca la coscienza che la scuola, intesa come sistema di istruzione e formazione, è un sistema complesso dove tutto si tiene, per di più inserito in un contesto ancora più ampio e complesso, quello della Pubblica Amministrazione.
Attualmente, si sta parlando di due riforme che potrebbero risultare epocali:
-la riforma della Costituzione
-la riforma della Pubblica Amministrazione
Come si può pensare che queste riforme non riguardino la scuola? A cosa è dovuto l’assordante silenzio dei sindacati di categoria? Forse siamo ormai all’ “Io speriamo che me la cavo”, si pensa di scamparla almeno questa volta, dopo le “mazzate” degli ultimi anni?
Per noi, è un atteggiamento completamente sbagliato; se solo si assume un approccio di sistema, appare evidente che:
-la chiara definizione delle competenze legislative ed amministrative è il punto di partenza di qualsiasi riforma del sistema di istruzione e formazione, se non si vuole continuare a dare lavoro alla Corte Costituzionale; in effetti, la questione viene affrontata nel DDL di riforma costituzionale la cui discussione è appena iniziata in Parlamento
-la riforma della Pubblica Amministrazione può essere l’occasione non solo per ridefinire il ruolo della dirigenza, ma anche per definire finalmente l’assetto gestionale del sistema di istruzione e formazione dopo l’autonomia scolastica.
Rimandiamo ad una prossima occasione la trattazione dei profili di livello costituzionale, qui vogliamo affrontare le questioni amministrative e gestionali: la riforma del MIUR per noi dovrebbe essere uno dei punti qualificanti della riforma della Pubblica Amministrazione.
Se la “macchina riformista” si rimette in moto dopo quasi venti anni di stallo, la scuola ne può rimanere fuori? Perché non provare a portare compimento la legge 59/1997, che ha istituito l’autonomia scolastica nell’ambito di una riforma globale della Pubblica Amministrazione?
Oggi la gestione dell’offerta formativa è affidata alle scuole autonome, ma in un quadro di “amministrazione burocratica” del sistema, dove il MIUR, inteso come Amministrazione centrale e soprattutto periferica, la fa ancora da padrone.
Noi la pensiamo in modo esattamente opposto: il centro del sistema deve essere l’autonomia scolastica, appena ri-valorizzata nella bozza di Riforma Costituzionale.
E’ chiaro che parliamo di un’autonomia scolastica non asfittica quale è stata fino oggi, un’autonomia didattica e funzionale annegata in un mare di burocrazia, per non parlare dei conflitti di competenza; si potrebbe dire che l’unica cosa sicura sono stati i tagli lineari, che hanno reso semplicemente ingestibili le scuole.
La valorizzazione dell’autonomia scolastica va inserita nell’ambito della riforma della Pubblica Amministrazione, inserendola in uno dei cardini della riforma non solo amministrativa, ma costituzionale: l’abolizione delle Province.
La logica conseguenza è l’eliminazione dell’Amministrazione periferica del MIUR: se si va verso una sostituzione delle Province con Unioni e/o Consorzi di Comuni, come si può pensare di mantenere la struttura periferica del MIUR, che si basa ancora su strutture di livello provinciale, i sempiterni Provveditorati?
In linea con quanto si farà per gli EE.LL., le funzioni amministrative e gestionali del sistema di istruzione e formazione vanno attribuite ad un’espansione dell’autonomia scolastica sul livello territoriale, un interfaccia sul territorio delle Unioni e dei Consorzi dei Comuni.
Che forma giuridico-istituzionale si può dare a questa “espansione territoriale dell’autonomia”? La soluzione già c’è, esiste già da tempo un associazionismo delle scuole, basterebbe istituzionalizzarlo.
Potrà sembrare strano, ma questo oggetto misterioso esiste già nell’ordinamento sin dal 1999, anche se solo sulla carta.
La legge 59/1997 da cui siamo partiti e il conseguente D.Lgs. 300/99 hanno infatti introdotto nell’ordinamento il modello organizzativo dell’Agenzia, una struttura autonoma che svolge un’attività di carattere tecnico-operativo precedentemente esercitata direttamente da un Ministero: è un’ autonomia funzionale, come l’autonomia scolastica.
Nell’appena citato D.Lgs 300/1999 non si parla solo genericamente di Agenzie, all’art. 88 viene istituita l’ “Agenzia per la formazione e l'istruzione professionale”, naturalmente rimasta lettera morta.
Perché non riprendere queste suggestioni, adattandole all’oggi, perché non pensare ad un’Agenzia di Gestione del sistema di istruzione e formazione? Un’Agenzia incardinata nell’Amministrazione statale, riservando allo Stato, alle Regioni e agli EE.LL., le funzioni di indirizzo, di controllo, di valutazione e di potere sostitutivo in caso di inadempienza?
Qualcosa era stato timidamente adombrato nell’art.50 della Legge 35/2012, ma come sempre tutto è finito nel nulla.
Molto importante, in un periodo di spending review: la nostra proposta è a costo zero, può anzi dar luogo a notevoli risparmi; se trasmigrasse nella nuova Agenzia non tutto il personale dell’Amministrazione Periferica, ma solo una metà, sarebbe un bel risparmio! Perché poi non pensare ad una bella cura dimagrante anche il palazzone di Viale Trastevere?