AUSPICI
AUSPICI
Di
Giuseppe Alesi
Alla scuola necessitano più che soldi, idee e persone speciali, per catturare i giovani e renderli
“cacciatori di orizzonti”
Lodevole è la voce di Tuttoscuola unica a dire qualcosa sulla scuola, argomento che non suscita eccessivi interessi e il palazzo di viale Trastevere, nella formazione del governo, è luogo ben poco interessante da occupare.
Non è di certo una novità, è andata sempre così, in campagna elettorale qualcuno si ricorda che gli insegnanti sono mal pagati ma poi finisce tutto lì, pur se la formazione, è cosa nota e le politiche europee in tal senso spingono, risulti essere il volano economico di ogni stato e quindi meriterebbe un speciale attenzione da parte di tutti.
In Italia un dibattito serio sulla scuola non si è mai avviato, manca una idea chiara in sintonia con i tempi, le stesse Indicazioni Nazionali, pregevole documento, l'hanno lette in pochi e le sue sollecitazioni sono ben lontane dall'essere accolte dalla scuola militante, quella di tutti i giorni.
L'autonomia delle istituzioni scolastiche, il tentativo più autorevole di riforma, non è mai andato a compimento, ostacolata politicamente in modo deciso da una caparbia idea di scuola dello stato, centralizzata e fortemente burocratizzata, su cui investire sempre più soldi nella convinzione che questa sia la strada per migliorarne la qualità.
E allora le perplessità espresse da Tuttoscuola sono fondatissime, alla scuola arriveranno ulteriori soldi e tanti con il PNRR, ma come saranno spesi?
E questo malgrado dall'alto ci siano i suggerimenti e l'occhio vigile del SNV.
E' probabile che possano finire per sostenere una progettualità molto variopinta e fantasiosa, magari interessante e sorprendente, ma non sorretta da una idea di fondo chiara, da un piano a monte che indichi seriamente una idea generale ben definita, priorità, finalità, procedure, verifiche e rendicontazione.
Chi non ricorda il fervore degli anni novanta, quando ogni scuola formulava progetti di ogni sorta per la lotta d'iniziativa ministeriale alla dispersione ed elusione scolastiche di durata triennale e la legge, forse tuttora esistente, sull'educazione alla salute promossa dall'allora Ministro Jervolino per fronteggiare la diffusione delle tossicodipendenze.
Notevoli furono allora gli investimenti finanziari, tanti miliardi per intenderci, gli esiti di quelle azioni non sono stati mai divulgati, ma forse neppure mai indagati più di tanto sia per quanto riguarda la progettualità nelle scuole, sia per quella di iniziativa ministeriale (rendicontazione sociale); l'importante era disseminare risorse pubbliche.
In genere per altro, raramente ci si riflette, erano tutti progetti calati dall'alto senza il minimo coinvolgimento e la condivisione degli alunni che “per il loro bene” dovevano mandar giù ciò che gli adulti ritenevano fosse per loro utile.
La “Scuola che sogniamo” promossa da Tuttoscuola è certamente una iniziativa di tutto rispetto, per altro unica, che tenta un rinnovamento dal basso, raccogliendo e mettendo insieme innovazioni, iniziative diverse, buone pratiche già in atto negli istituti scolastici, per poi coordinarle, analizzarle, rielaborarle e discuterle. Sicuramente una buona idea, ma rimane intoccata l'impalcatura generale dell'istruzione italiana, un carrozzone vacillante tra vecchio e nuovo, una realtà malferma, soffocata e appesantita da mille incombenze burocratiche, mal tollerate e nel quotidiano solo formalmente praticate e talora anche aggirate.
Se si vuole realmente il cambiamento sono necessarie riforme strutturali importanti, un colpo d'ala, un pizzico di sana follia. Il coinvolgimento diretto e fiducioso dei ragazzi, una seria selezione dei docenti o, nell'ipotesi avveniristica di una scuola veramente autonoma, di insegnanti scelti ed assunti direttamente dalle scuole eliminando gli ingestibili mega concorsi.
Il nostro è un paese notevolmente invecchiato, nascono pochi bambini, le scuole perdono annualmente centinaia di alunni, la popolazione attiva è molto ridotta e noi ci permettiamo il lusso di avere ancora un tasso di dispersione scolastica elevato, una buona percentuale di giovani che né studia, né lavora, un numero alto di diplomati con competenze molto basse, pochi laureati particolarmente tra le ragazze. Abbiamo correttamente una scuola aperta a tutti, come Costituzione vuole, ma piatta e di mediocre qualità, da rivedere integralmente.
I livelli di conoscenza di coloro che frequentano le nostre scuole nelle indagini internazionali risultano molto sconfortanti, scadente è persino la padronanza della lingua nazionale, le abilità matematiche e la conoscenza di una seconda lingua sono di basso livello.
Dovremmo mettere in campo davvero tutte le energie disponibili per dare ai giovani la migliore formazione possibile, conquistarne la fiducia, catturarli e renderli protagonisti del loro crescere; tenere le scuole sempre aperte con opportunità formative di ogni tipo e con docenti veri animatori che trascinino e trasmettano il piacere della conoscenza a tutti, dai meno dotati alle eccellenze, sarebbe una scelta rilevante, ogni tanto se ne parla, poi tutto si insabbia, perché in definitiva l'innovazione potrebbe essere troppo impegnativa e non piace.
Sarebbe opportuno mettere al bando, una volta per tutte, campanelle e lavagne, note disciplinari e bocciature, impostare un sistema scuola intimamente rinnovato che sia vivace e accogliente, che promuova benessere, voglia di starci, che rispetti i ritmi di crescita di ciascuno e se ne faccia carico, valorizzi i giovani e dia loro motivazione e opportunità.
Inclusiva nei fatti e non a parole, perché la porta è aperta a chiunque, ma perché e piacevole frequentarla.
Un vero luogo speciale ricco di valore umano e non soltanto digitale, che si interessi della gioventù come bene essenziale del paese, che aiuti ad essere liberi, a guardare l'infinito ed essere “cacciatori di orizzonti”* come Ulisse.
E questo può essere possibile o si tratta di pura utopia?
Ritengo sia possibile se si rintracciano, con selezione anche attitudinale, persone adulte straordinarie, docenti che siano in grado di accendere gli animi, che è piacevole ascoltare e con cui è bello lavorare, che ovviamente avranno orari di sevizio superiori alle 18 (scuola secondaria di primo e secondo grado) o 25 (primaria) alle attuali ore settimanali. A loro ovviamente, forniti di particolari qualità personali, dovranno essere garantite idonee retribuzioni.
Per fare ciò è necessario uscire dalle mere logiche occupazionali, il devastante precariato, che hanno calpestato qualità e merito, smettere di illudersi di ridurre ossessivamente le diseguaglianze tra gli alunni abbassando sempre più l'asticella perché tutti possano saltare.
Si può realizzare se scende il livello delle incombenze burocratiche, della stucchevole routine che le accompagna, se si riduce la traboccante collegialità.
Se si affronta la stortura, mai presa in esame, di una scuola complessivamente quasi tutta al femminile che, al di là di ogni forma di retorica, non è poi tanto salutare.
Soltanto così ci sarà più tempo da dedicare concretamente ai giovani e alle loro esigenze e aiutarli a crescere tutti, maschi e femmine, nel migliore dei modi possibili.
“Se le cose andranno come l'anno scorso, quest'anno ti boccio!”. Questo è quanto ho sentito dire ad un alunno un pochino difficile pochi giorni fa. Caro prof. perché non aiuta il giovane concretamente a mutar registro?
Proviamo certamente a sognare una scuola diversa, ma convinciamoci che soldi in più non sono in assoluto la panacea e neppure una massiccia trasformazione digitale. Necessitano idee, persone competenti e particolari, veri Maestri che siano capaci di costruire relazioni di qualità e non semplici lavoratori, dai collaboratori scolastici in su.
In attesa che accada qualcosa di serio, auguri per un anno scolastico che presumibilmente sarà uguale a quello passato e che, a guardar bene, al momento, non piace agli Alunni, ai Docenti e neppure ai Dirigenti Scolastici.
Buon Natale a tutti
*Mario Dentone, Il Cacciatore di orizzonti, Murzia-2012