LA CURIOSITA'
LA CURIOSITA'
DI
GIUSEPPE ALESI
“Tutto è meraviglia, irrequietezza, curiosità insoddisfatta, desiderio e impazienza”
W. Irving
Sei curioso!
E' l'appellativo che si dà a chi mostra qualche eccentricità, a chi, in genere, ficca il naso un po' dappertutto, a chi mostra di essere in qualche modo invadente e vuol saperne di più a tutti i costi.
La curiosità si dice sia femmina ritenendo le donne propense a farsi più facilmente i fatti degli altri e a spettegolare.
In realtà la curiosità non è un semplice vizietto, ma una dote di natura essenziale alla vita, la si rintraccia anche in molti animali, nei primati, nei gatti e nei cani.
E' la curiosità che motiva, mette in moto l'immaginazione, sospinge ad esplorare e ricercare, a trovare
soluzioni, è la sorgente dei perché, dei come mai, in sostanza la madre della conoscenza. Potremmo dire che la curiosità sia l'essenza stessa della vita, senza di essa saremmo immersi nel buio della immobilità fisica e mentale, privi di stimoli, prigionieri della paura che paralizza e impedisce di guardare oltre la siepe.
I geni, a partire da Galileo Galilei, sono stati tali perché fortemente curiosi di saperne di più, di vedere
cosa c'è oltre, senza di loro il sapere e il progresso, nel bene e nel male, non ci sarebbero mai stati.
Ulisse, per Dante, non tornò più in patria e trovò la morte andando oltre le colonne d'Ercole sospinto da un forte desiderio di avventura e conoscenza.
Piero Angela, grande divulgatore scientifico, morto di recente, non avrebbe avuto la fama e il successo che ha avuto per decenni se lui per primo non fosse stato sempre sorretto da una grande curiosità di scoperta e conoscenza.
La curiosità è anche indubbiamente rischio, è sfida, lotta, imprevisto, ma anche inquieta ricerca di sapere e di verità. I navigatori in passato, come gli intrepidi scalatori hanno fatto imprese eccezionali mettendo a dura prova se stessi come fanno i funamboli, che si destreggiano in modo spericolato, sfidano il vuoto.
Nel gioco del poker chi è curioso “vede” le carte dell'avversario e la sorpresa, costosa, può essere positiva o negativa e salata.
Non di rado la curiosità si presenta in forma esagerata, incontrollabile, non mitigata dal ragionamento e dalla modestia e allora il rischio aumenta enormemente, può associarsi alla spavalderia, al piacere di dare spettacolo e sfidare l'impossibile. Indocili e spavaldi, si ha la tracotanza di essere comunque invincibili, si osa sempre oltre misura per vanagloria, per gli applausi, il consenso e la fama. Siamo a due passi dalla superbia, il peccato di Hybris, per i Greci e i Romani, che a Marzia, che ha osato sfidare Apollo nel suono del flauto, è costata la pelle.
Per tale ragione forse si sono coniate le parole prudenza e accortezza, la misura che richiamano tutti ad essere più cauti, meno presuntuosi e sbruffoni.
Si dice, peraltro, che i colti siano umili pur se curiosi, mai fanfaroni e gradassi, non hanno necessità degli applausi, non amano la ribalta, la gloria a tutti i costi.
Non pochi, comunque, a loro volta, eccedono in senso opposto e fanno della prudenza una regola di vita, così se ne guardano bene dal “curiosare” qua e là, non osano quasi neppure uscire di casa per non fare brutti incontri, esperienze negative, vedono pericoli ovunque, figuriamoci fare gli spericolati, a poker non giocheranno di sicuro mai e non alzano neppure la mano.
I primi, in genere sono spavaldi e anche spesso spendaccioni, i secondi sono accorti, si tengono guardinghi in disparte, sono prudenti e parsimoniosi. Si fanno i fatti loro.
RIFLESSIONI EDUCATIVE
Sta di fatto che la curiosità, parente stretta della creatività, è molla della vita dei cuccioli degli esseri viventi, dei bambini che attraverso essa crescono sperimentando se stessi, le loro potenzialità, il mondo che li circonda. Il loro curiosare è continuo, instancabile il toccare, l'afferrare e, quando è il momento, correre di qua e di la, fare continue domande e tutto è fonte di piacevoli impazzimenti per i genitori, in particolare per coloro che vedono pericoli ovunque e il cui senso di protezione è esasperato.
E allora come banalizzarla, irriderla, considerarla soltanto un brutto difetto, se pur nelle manifestazioni più estreme è criticabile, e non darle il dovuto valore?
Come tutte le cose che riguardano l'uomo il problema è l'equilibrio, cosa di certo difficile da conseguire, è già molto se si riesce ad avvicinarlo, comunque è bene averne cognizione e ricercarlo, magari utilizzando più spesso il buon senso che aiuta veramente molto a dare equilibrio.
In ambito educativo la curiosità va apprezzata e stimolata molto di più di quanto lo si faccia.
Per moltissimo tempo, forse anche per comodità, è stata fortemente costretta evitando di darle il dovuto spazio per timore che ci si potesse far male finisse col prendere troppo la mano.
In un passato, alquanto recente, erano considerati bene educati i bambini che, a casa d'altri, non toccavano nulla, parlavano poco, rispondevano solo a domanda e si muovevano unicamente a comando come bravi soldatini e le madri ricevevano lodi per la loro ottima attività educativa dal contesto sociale.
Viceversa si considerava maleducato il bambino che toccava tutto e saltava senza freni sul divano, che era ben difficile da contenere, che mangiava con le mani, la madre in tali casi non riceveva certo apprezzamenti.
Educazione fortemente direttiva la prima, educazione molto liberale la seconda, nel primo caso la curiosità veniva energicamente limitata, nel secondo tutto era sperimentabile.
Anche a scuola si educava con rigore allo stare fermi, composti, a rispondere quando era opportuno, quelli che le regole le apprendevano subito venivano considerati bravi alunni, gli altri, irrequieti e poco educati, in genere ottenevano risultati scadenti e venivano infine anche bocciati.
In sostanza, un tempo nelle nostre scuole, curiosità, creatività, intraprendenza erano poco gradite, esse davano vita alla confusione, alla gazzarra, al disordine, l'insegnante che non dominava gli eventi era poco stimato. La voglia di ordine era esigenza diffusa, ogni cosa deve essere al suo posto, è solo così che è facile rintracciare tutto, questo è sintomo, si diceva spesso, anche di ordine mentale.
Educare a casa e a scuola alla moderazione, al rispetto delle persone e delle regole, è giustissimo, il problema è non eccedere e non ammettere trasgressioni di sorta e che la curiosità venga vista sempre come inopportuna e deprecabile, un vizietto insomma!
I bambini crescono attraverso la curiosità, toccano e si muovono appena possibile, perché il mondo e là che li aspetta, con tante meraviglie tutte da scoprire e a loro va concesso lo spazio indispensabile per sperimentare, guardare, curiosare, imbrattare, rischiare.
Il gioco stesso, quello spontaneo e non guidato, quello vero, senza regole, è sorretto dalla curiosità e dalla fantasia, è avventura, educa a gestire e affrontare le esperienze negative, a governare le emozioni, le paure e la stessa esuberante curiosità.
In una innovativa scuola paritaria, la EIS sita in Versilia, si legge: “Vogliamo studenti curiosi!”
Quando la curiosità da adulti non sollecita più, quando l'interesse decade e i vincoli della paura diventano preponderanti e potenti, la vita gradatamente si spegne.
Perciò siate sempre saggiamente curiosi! E guardate oltre la siepe.