La Dirigenza Scolastica Appunti e considerazioni per il concorso
La Dirigenza Scolastica
Appunti e considerazioni per il concorso
di
Giuseppe Alesi
Mi proverò a dare un piccolo, forse anche inconsueto, contributo di conoscenza, per quanti intendano avventurarsi nel sentiero molto accidentato della Dirigenza Scolastica.
Il primo punto è che, non è cosa da poco, non si tratta più di fare il Preside, come si diceva una volta, ma di fare il Dirigente, che è ben altra cosa.
Nel prepararsi alle prove per il concorso un po' tutti si affannano a studiare le norme, non tenendo conto ovviamente che la materia normativa scolastica è vastissima e di difficile dominio, soltanto lo studio, ma essenzialmente la pratica e l'esperienza la renderanno più familiare.
Quel che mi preme dare, in questo breve scritto, come contributo, non comune e per certi versi forse originale, sono semplici appunti di base da cui partire, una succinta e certo incompleta mappa concettuale, giusto per non perdersi, per dire da dove iniziare, la base su cui costruire il resto e in aggiunta talune consapevolezze utili magari per meglio capire il ruolo che si vorrebbe ricoprire.
Le considerazioni servono, per altro, a far prendere coscienza di alcune anomalie dovute a riforme non completate e alle difficoltà che si incontrano in un lavoro che, se fatto bene, va ben oltre il ruolo di semplice Dirigente di seconda fascia, per altro mal retribuito.
Il Preside era, in passato, un funzionario dello stato, carriera direttiva, non dirigenziale quindi, esecutore di ordini ministeriali con ridotte capacità decisionali autonome e in definitiva con ben poche responsabilità, la pregnanza del suo ruolo era essenzialmente di sorveglianza e di controllo didattico educativo in un contesto in cui la scuola dello stato aveva il suo bel programma prescrittivo, messo nero su bianco, a cui tutti dovevano attenersi e che scandiva dettagliatamente tempi e modi, quel che i Presidi e i docenti dovevano fare e gli alunni dovevano sapere in una scuola concepita a gradini e per tutti uguale.
L'autonomia scolastica, autonomia funzionale, organizzativa, didattica ed economica (Legge 59 del 1997 e DPR 275 del 1999), ha reso le scuole enti giuridici autonomi, sono stati aboliti definitivamente i programmi scolastici ministeriali, dando alle scuole la possibilità, in ragione delle esigenze dell'utenza, di formulare un proprio percorso formativo secondo le linee di indirizzo enunciate centralmente dall'amministrazione dello Stato nelle Indicazioni Nazionali.
Con l'autonomia didattica e organizzativa, i Presidi sono diventati Dirigenti cambiando totalmente ruolo e responsabilità, con un orientamento prevalente di tipo burocratico/amministrativo più che didattico educativo.
Il processo dell'autonomia scolastica non si è mai effettivamente completato, lasciando i capi d'istituto, nei fatti, metà Presidi metà Dirigenti; si sono così create zone d'ombra e di contrasto non risolte e problematiche di notevole spessore come la convivenza con una collegialità traboccante, ancora quella del 1974 e un'ambigua e spesso pericolosa centralità, vedi la presenza dei Direttori Generali regionali ancora di nomina Ministeriale, quando dovrebbero essere di nomina regionale, in virtù della riforma del titolo V della Costituzione che ha trasferito molte competenze della scuola alle regioni.
Va subito chiarito che i Dirigenti Scolastici sono Dirigenti di seconda fascia dello Stato e sino a quando ci sarà un pubblico concorso statale che gli aspiranti devono sostenere, dipendono dallo Stato e non da Regioni e Comuni con i quali non esistono obblighi gerarchici, ma soltanto di confronto e cooperazione.
Il loro profilo professionale non prevede alcun sviluppo di carriera, possono solo, sempre per concorso, diventare Dirigenti Tecnici, ma mai Direttori Generali, vai a capire l'arcano; si potrebbe, dare loro uno sbocco ragionevole nelle direzioni regionali, ma nessuno si fa carico neppure di proporlo.
Il rapporto di lavoro, pur se triennalmente rinnovabile, li vincola a doveri di lealtà nei confronti dello Stato e a farne sempre e comunque gli interessi, seguendo, come ovvio, la Costituzione e le regole generali e di cornice, impartite dai governi della Repubblica; questo è l'impiego statale con le connesse regole.
Il primo punto da sottolineare è che i capi d'istituto sono diventati con la dirigenza anche datori di lavoro, novità di forte rilevanza per le innumerevoli implicazioni di responsabilità, in genere tale qualifica non riguarda i Dirigenti di seconda fascia, ma i Dirigenti Scolastici alla guida di un ente giuridico autonomo lo sono a tutto tondo.
Come datori di lavoro, non si emanano soltanto circolari interne, come si faceva un tempo, ma Decreti con rilevanza giuridica esterna, si assume personale, si fanno gare di appalto e contratti; i Dirigenti Scolastici sono titolari della contrattazione sindacale d'istituto, hanno la firma digitale, sono responsabili della sicurezza nel luogo di lavoro, della tutela della privacy, della salute dei minori e del personale docente ed ATA e di quanti, a vario titolo, sono presenti nell'istituto, ecc., ecc.
Il loro lavoro complessivamente è assimilabile, per la quantità e qualità delle incombenze e responsabilità, a quello di un Direttore Generale, altro che di un Dirigente di seconda fascia.
La prima cosa che un Dirigente Scolastico deve avere a portata di mano, proprio perché è datore di lavoro, e deve conoscerlo bene, è il contratto di lavoro dei propri dipendenti docenti e personale non insegnante.
I capi d'istituto, ben pochi ne hanno consapevolezza, sono inoltre i garanti del diritto all'istruzione e allo studio, diritti Costituzionalmente tutelati, art. 3 e 34; la cosa vale anche per i docenti a loro volta funzionari statali, in definitiva proprio la tutela di tali diritti rappresenta la Missione di fondo della scuola nel suo complesso.
Bisogna garantire a tutti l'istruzione, principio di eguaglianza, nessuno può essere escluso, anche quelli meno portati e, in aggiunta, secondo quanto espresso dal comma 2 dell'art 3 della stessa Carta Costituzionale “Rimuovendo gli ostacoli che di fatto…”.
Ben poco si parla o si sa del benessere del personale docente e non, ma anche questa è competenza del Dirigente, argomento normalmente trascurato, eppure tale attenzione è determinante per poter lavorare in modo efficace ed efficiente, in un ambiente scuola, dove dovrebbe essere, un piacere vivere sia sul piano relazionale che fisico.
La questione vale per tutti i pubblici uffici e la scuola dovrebbe essere, come dire, la palestra delle buone pratiche, spetta al capo d'istituto evitare, sedare e comporre conflitti, avere capacità di mediazione, di dialogo e confronto, creare un clima facilitante e sereno, una vivente esperienza democratica, positiva, flessibile e trasparente, lì si apprende come si vive insieme.
La cura dell'ambiente fisico, si lega a quanto già esposto, normalmente invece pochi se ne curano, il degrado fa scuola, sarebbe opportuno che ci fosse maggiore attenzione per un comune impegno nel migliorare anche in questo aspetto. L'argomento sarebbe da inserire a pieno titolo nel complessivo piano di miglioramento dell'istituto, dovere Dirigenziale, nel quale si potrebbero prevedere anche concrete iniziative rivolte al personale, che non siano circoscritte unicamente al tradizionale aggiornamento di docenti e personale ATA.
E' importantissimo in ultimo che un Dirigente Scolastico abbia una propria idea di scuola, sappia come e dove vuol dirigere la rotta per raggiungere gli obbiettivi, sia in grado di esporre con chiarezza il suo punto di vista, il piano strategico, lo sappia condividere in sede collegiale, indicando le priorità, gli obiettivi a medio e a lungo termine, i momenti di controllo. Sia in grado di apportare gli eventuali correttivi che gli verranno suggeriti e indicati da collegio docenti, personale ATA, famiglie ed alunni, per poi stendere un piano dell'offerta formativa d'istituto da tutti approvato, partecipato, ed infine reso pubblico.
Avere idee chiare e convincenti è indispensabile per trovare altresì i compagni di viaggio disposti a lavorare a fianco del Dirigente e determinante per il successo del progetto.
Il concetto che da soli è difficile svolgere al meglio il proprio compito come Dirigente è una sacrosanta verità ed è altrettanto vero che come singolo Istituto Scolastico tanto oltre non si va, pertanto promuovere incontri con altre scuole e con altri Capi d'istituto è opportuno per confrontarsi, definire priorità e adottare strategie territoriali comuni, intrecciando le risorse economiche e umane.
Condividere percorsi educativi coordinati a livello territoriale, costruire alleanze e partenariati, rende sul piano economico e sul piano dei risultati.
In conclusione, i momenti di dialogo e confronto come anche le scelte strategiche, i percorsi avviati hanno necessita di continuo monitoraggio, di verifica e controllo, di report finali che consentano partecipazione, trasparenza e conoscenza, flessibilità.
E allora auguri ai nuovi capi d'istituto, il futuro è nelle vostre mani! Fatevi sentire.
E innanzitutto osate, andate oltre, divertitevi e non affogatevi nel pantano delle norme.