PARLIAMO DI DOCENTI

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PARLIAMO DI DOCENTI

DI

GIUSEPPE ALESI

Gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere- Plutarco

E' da tempo che sottolineo, in più occasioni, il problema della leggerezza con cui si sono e si continuano ad assumere docenti; lo ha denunciato spesso, molto più autorevolmente di me, anche TeeLLLe*, ma nessuno poi si è posto il problema più di tanto.

Talune correzioni, in questi ultimi tempi, tra non pochi contrasti, sono state apportate ma i danni fatti ce li porteremo dietro per decenni, migliaia e migliaia di insegnanti sono diventati, oggi si dice a tempo indeterminato, senza concorso, ope legis.

Tenendo conto della delicatezza e importanza dell’ istruzione e formazione delle nuove generazioni, non è possibile immaginare di immettere nel circuito formativo scolastico docenti poco qualificati, con attitudini all'insegnamento tutte da scoprire, comunque ben poco indagate e valutate, seguendo una mera logica occupazionale.

Chi sa un po' di scuola è perfettamente consapevole di quanto stravaganti siano state e siano le varie graduatorie da cui attingere per le supplenze; è da tempo nota la sfrenata corsa al punteggio che ha garantito e tuttora garantisce a molti una possibilità di lavoro, una scorciatoia di accesso nel mondo della scuola, con ben poche consapevolezze nel settore didattico-educativo.

Così è accaduto che molti si siano formati professionalmente proprio tra i banchi di scuola e, potremmo dir, sulle spalle di alunni e genitori ignari della loro modesta preparazione professionale.

I sindacati della scuola che di precariato hanno vissuto e vivono, hanno troppo spesso badato alla sottoscrizione di tessere e alle assunzioni di massa, senza concorsi ordinari o con prove di sanatoria collettiva, in barba a qualsivoglia qualità che lo stato avrebbe dovuto presidiare.

La stravaganza l'ha stigmatizzata, qualche anno fa, la Comunità Europea invitando il nostro paese a eliminare il prima possibile tali storture, ma i danni, come detto, ce li porteremo dietro per molto tempo.

Ne è scaturito così un sistema scuola complessivamente di basso profilo, ulteriormente appesantito dall'assenza di aggiornamento professionale obbligatorio, dalla mancanza di valorizzazione dei meriti, in una logica generale di poca responsabilità e di vivi e lascia vivere.

Tale situazione ha mortificato molto la vitalità stessa dei ragazzi, che non sono stati stimolati ad amare la conoscenza e ad esprimere il meglio di sé, per cui si sono contraddistinti per una preparazione che le indagini condotte a livello europeo hanno valutato molto bassa.

Si è così vanificato, pur in una scuola lodevolmente aperta a tutti, ma senza qualità, sia il diritto all'istruzione, sia il diritto allo studio. Abbandoni ed elusioni risultano percentualmente ancora alti, la preparazione complessiva al di sotto della media europea, il numero delle eccellenze molto esiguo.

E' dominante la mancanza di entusiasmo sia tra i giovani, che frequentano la scuola come fosse il servizio di leva di una volta e la soffrono come fosse una malattia esantematica, sia nei docenti che sentono di svolgere un lavoro ben poco gratificante e anche socialmente poco riconosciuto e apprezzato.

Il sistema, per altro, ha persino gradualmente spento anche quei docenti, pochi, che si sono sforzati di dare un significato al loro lavoro, che hanno mostrano preparazione e voglia di fare ma che hanno incontrato ostacoli e comunque non sono stati adeguatamente apprezzati e valorizzati.

E difatti chi si è mai, in concreto, interessato della qualità e del benessere dei docenti? chi ne parla? Pur essendo questo un compito, uno dei tanti, dei Capi d'Istituto.

Qualche volta se ne è sottolineato unicamente lo stress lavorativo e la retribuzione bassa, in qualche modo compensata dal poter svolgere altra professione e da un orario di servizio vantaggioso.

Rammento, allora ero Dirigente Scolastico, come venne visto con stupore la mia iniziativa di istituire il sabato dei docenti, nel quale una funzione strumentale organizzava visite culturali guidate, partecipazioni ad eventi e concerti, gite soltanto per docenti, momenti di aggregazione volontaria fuori ovviamente dall'orario di servizio.

L'iniziativa, a cui potevano aderire tutti gli insegnanti del territorio, ebbe notevole successo e gradimento e tutto a costi molto contenuti.

La cosa sorprendente era che un buon numero di docenti non aveva mai visitato luoghi e musei notissimi in Roma e qualcuno non era persino mai stato a San Pietro.

La domanda che mi pongo ancor oggi, con tutte le cautele del caso, sarebbe auspicabile, per i nostri

figli, un docente che non sia mai stato a San Pietro, al Ghetto di Roma, non abbia visitato San Clemente e San Luigi dei Francesi?

Sciocchezze? Forse!

Ma rimane il fatto che desidererei per i miei nipoti il meglio, docenti di alta professionalità, modelli culturali di spessore, veri Maestri di sapere e di vita.

Questo meritano tutti i giovani che frequentano le nostre scuole e dovremmo garantirlo, nell'interesse del nostro paese.

Ecco allora che uno Stato che è consapevole che la ricchezza e lo sviluppo sono legati all'istruzione, alla conoscenza, alla ricerca, non può non accentuare l'attenzione sulla qualità della sua scuola e degli insegnanti, tutelandola nel migliore dei modi.

Si spinga, pertanto, verso una scuola inclusiva ma tale da consentire a tutti di raggiungere il livello più elevato di istruzione, che sia esperienza formativa stimolante, dinamica, che lasci il segno e non soltanto sul piano culturale ma, anche sul piano affettivo – relazionale, in sostanza una vera Scuola con la s maiuscola.

Che abbia l'accortezza, in aggiunta, di non tralasciare le eccellenze, che vanno ricercate, riconosciute e valorizzate, e non si impegni unicamente ad inseguire i più deboli, in modo sbilanciato.

Si offrano, in una scuola a misura di tutti e di ciascuno, inclusiva anche per i più dotati, percorsi formativi personalizzati, adeguate possibilità di sviluppo, perché loro sono gli atleti più promettenti con i quali vincere le sfide con il mondo; troppo spesso invece costoro vengono trascurati stoltamente nella convinzione che loro sono bravi e possono fare in piena autonomia.

E così i docenti, che devono essere esempi di vita, vanno scelti con cura, premiati, motivati e tenuti su un palmo di mano, perché siano veri professionisti, “teste ben fatte”, in grado di motivare, di trasmettere voglia di fare a tutti, di “accendere fiaccole”, di comporre e non parcellizzare il sapere.

Sono costoro che un giorno ricorderemo e ringrazieremo, come ha fatto l'imperatore Adriano nei suoi ricordi, per quello che ci hanno dato, con il loro esempio, con la loro saggezza, il loro equilibrio. I migliori insomma!

Come per secoli lo fu Plutarco, Maestro di Cheronea.

*TreeLLLe, Associazione culturale che si interessa della qualità dell'educazione.

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